Officium Beatae Mariae Virginis di Valentina Visconti d’Orléans
IN PREPARAZIONE
CASS. 2, 14
Bergamo, Biblioteca Civica «Angelo Mai»
Secolo XIV
Tiratura limitata
- Formato 16,5 x 12
- 58 carte
- Carta pergamena trattata a mano
- Cucitura artigianale su corde
- Coperta in pelle con impressione a secco e in oro
L’offiziolo Visconti rappresenta uno dei più pregevoli esempi di miniatura avignonese destinata a committenza femminile, con un programma iconografico e devozionale di straordinaria intensità. Il manoscritto accoglie due uffici di forte connotazione devozionale: l’Officium Beatae Mariae Virginis super planctu de penis et doloribus filii sui Domini nostri e l’Officium Passionis et quinque vulnerum Christi. La selezione testuale, priva di calendario, pericopi evangeliche, uffici dei defunti, salmi penitenziali e litanie, e priva di preghiere personali come l’Obsecro te, conferisce ai due uffici un carattere altamente concentrato sulla meditazione del dolore della Vergine e della Passione di Cristo, ponendo il devoto in una posizione di partecipazione immediata e intensa.
Il ciclo iconografico manifesta questa partecipazione attraverso miniature che pongono in dialogo diretto i ritratti della committente – presenti ai ff. 12v, 15r, 27v, 31r – con le figure sacre. Nella Deposizione dalla Croce, gli astanti, pur estranei alla narrazione strettamente evangelica, condividono con gli sguardi e i gesti il pathos della scena, mentre gli angeli sorreggono gli strumenti della Passione, amplificando l’effetto meditativo del manoscritto. Particolare rilievo è dato alla venerazione del sudario, illustrata nella sequenza della compera, della cucitura attorno al corpo e del trasporto verso la sepoltura del Cristo, con riferimenti a contesti storici precisi, come l’opposizione del vescovo di Troyes all’ostensione del sudario di Lirey nel 1389, che consente di circoscrivere la datazione agli anni Novanta del XIV secolo.
L’apparato iconografico dell’offiziolo manifesta la capacità della bottega avignonese di coniugare intensità espressiva e rigore compositivo: la figura di Cristo, con le piaghe e i gesti del supplizio, interagisce con la committente inginocchiata su un prato verde, riducendo al minimo la distanza tra osservatore e sacro, e favorendo un coinvolgimento empatico diretto. Scene analoghe si rinvengono nei Libri d’Ore di Jean de Toulouse, come quelli di Vienna, Baltimora e Bianca di Ginevra, nei quali si osserva una medesima attenzione alla resa del pathos, alla gestualità e ai panneggi dei personaggi, nonché all’inserimento della committente come spettatrice partecipante.
Le bordure, ricche di angeli, figure grottesche e creature fantastiche, testimoniano la coesione stilistica della bottega e la capacità di Jean de Toulouse di integrare contributi eterogenei in un programma visivo unitario. L’offiziolo si colloca nel contesto della miniatura avignonese della seconda metà del XIV secolo, in un periodo caratterizzato dalla centralità della bottega di Jean de Toulouse, capace di produrre oltre cinquanta codici, e di orchestrare un atelier di grandi dimensioni che comprendeva collaboratori italiani, boemi e iberici, integrati armoniosamente nella produzione.
La bottega di Jean de Toulouse si distinse non solo per la produzione di testi liturgici, tra cui messali e pontificali destinati alla committenza papale e episcopale, ma anche per la realizzazione di codici profani, come le prime copie del Livre de Chasse di Gaston Phébus e del Livre des batailles di Honoré de Bouvet. La qualità della produzione si manifesta nell’adozione consapevole di tecniche specifiche – dalla grisaille alle campiture acquerellate – e nella capacità di modulare la resa iconografica secondo la destinazione e il contenuto del testo, dall’opera liturgica a quella profana.
In particolare, l’interazione tra Jean de Toulouse, miniatori boemi e spagnoli come Sancho Gonthier, evidenzia la natura multiculturale e collaborativa dell’ambiente avignonese, testimoniata da codici quali le Vitae Romanorum Pontificum(Parigi, BnF, ms. lat. 5142), nei quali si integrano mani differenti pur mantenendo coerenza stilistica e visiva. La presenza di calligrafi e miniatori catalani, attestata dal colophon di Anthonius Ispanus al f. 212v, rafforza ulteriormente l’immagine di Avignone come crocevia internazionale di saperi e pratiche artistiche tra XIV e XV secolo.
Valentina Visconti, duchessa d’Orléans, destinataria dell’offiziolo, vi compare nelle miniature inginocchiata o in preghiera, in dialogo visivo con le figure sacre, creando un ponte emotivo e spirituale tra committenza e contenuto devozionale. L’opera testimonia la capacità della bottega avignonese di adattarsi alle esigenze di committenze femminili di alto rango, offrendo un equilibrio tra intensità emotiva, raffinatezza esecutiva e complessità iconografica, che la colloca al centro del panorama della miniatura tardogotica europea.