Arte Della Guerra – Niccolò MachiavelliManoscritto autografoBanco Rari 29ISBN 9788890803345Firenze, Biblioteca Nazionale CentraleManoscritto autografo, cartaceo, sec. XVI,cc. 25r-118v; mm 225 x165BNCF, Banco Rari 29
Il testimone principale di questa opera del Machiavelli è costituito dal manoscritto miscellaneo posseduto dalla Biblioteca Nazionale che contiene, oltre ad altri scritti dell’autore
- i Capitoli per una compagnia di piacere – cc. 20r-23v
- il volgarizzamento dell’Andria di Terenzio – cc. 173r-207r
- l’Allocuzione fatta per un magistrato – cc. 211r-213r
- cinque frammenti autografi del De re militari, più conosciuti come Arte della guerra (cc. 25r-118v).
Il manoscritto, proveniente dalla libreria della famiglia Strozzi (serie in 4° n. 366), acquistata nel 1786 dal granduca Pietro Leopoldo, fu assegnato alla Biblioteca Magliabechiana (già Cl. VIII, 1451bis) e collocato a fine Ottocento nell’attuale fondo Banco Rari.
Il codice tramanda 89 carte dell’opera, in particolare i frammenti dei libri I, IV, V, VI, VII; le carte sono numerate da mano coeva in cifre arabe nel margine superiore al centro del foglio.
La stesura appartiene ad un momento in cui il testo è ancora in fase di elaborazione e presenta correzioni, aggiunte e rilevanti interventi di ripensamento; la scrittura, inizialmente ordinata, diviene sempre più frettolosa, con cancellature e aggiunte marginali.
Sono inoltre presenti numerose correzioni ortografiche di altra mano, che confermano la tesi di una “revisione” linguistica cui l’opera fu sottoposta a cura di “un correttore incaricato dalla tipografia giuntina” (Bausi 2005a, p. 227).
Un ulteriore processo di elaborazione si riscontra anche nella stampa dell’opera, uscita per i tipi dei Giunti il 16 agosto 1521, contenente un testo molto vicino all’idiografo conservato presso la Biblioteca civica di Verona, approvato e rivisto dall’autore stesso.
Il dialogo, composto probabilmente tra il 1519 (nell’introduzione è ricordato con affetto l’amico Cosimo Rucellai, morto il 2 novembre 1519) ed il 1520 (nel suo Libro di ricordi Biagio Buonaccorsi) annota l’esecuzione di una copia dello scritto del Machiavelli, eseguita per Giovanni Gaddi in data successiva al 15 settembre 1520), è dedicato a Lorenzo di Filippo Strozzi ed ambientato nella cerchia degli amici di casa Rucellai, riuniti presso i noti Orti Oricellari, che anche Machiavelli frequentava da alcuni anni.
Protagonista del dialogo, che si articola in sette libri, è il condottiero romano Fabrizio Colonna che, da esperto uomo d’arme ormai avanti negli anni, espone il suo convincimento circa la necessità di una riforma del sistema militare italiano, sul modello dell’arte militare romana, escludendo l’uso di truppe mercenarie, risultate inaffidabili e dannose in varie occasioni.
Nel trattato vengono ripresi temi centrali del pensiero machiavelliano, già affrontati nelle opere precedenti (Cagione dell’Ordinanza, Il Principe, i Discorsi), quali la condanna delle armi mercenarie e la creazione di una milizia cittadina ben ordinata e disciplinata, capace in qualsiasi momento di difendere il territorio dagli attacchi nemici.
L’autore procede quindi con una serrata e puntuale analisi delle tecniche usate dai Romani per la formazione dell’esercito (scelta, addestramento e armamento dei soldati), la disposizione delle truppe in battaglia, gli alloggiamenti, le fortificazioni, etc., suggerendo precise e dettagliate regole per un’efficace strategia di difesa.
In appendice al testo Machiavelli traccia gli schemi esemplificativi di uno schieramento militare, dove i battaglioni sono contrassegnati con una lettera dell’alfabeto greco e i disegni presentano la disposizione ideale dell’esercito in una “battaglia ordinaria”(cc. 108r-114r); le immagini hanno un fascino innegabile e comprovano l’impegno con cui Machiavelli portò avanti questa sua fatica letteraria, fidando ancora in una benevola accoglienza da parte del casato mediceo, che dal 1512 lo aveva escluso dalla vita politica attiva.
In realtà la constatazione finale di non aver potuto dimostrare la validità delle sue teorie
“se la fortuna mi avesse conceduto per lo adietro tanto stato quanto basta ad una simile impresa, io crederei in brevissimo tempo aver dimostro al mondo quanto gli antichi ordini vagliono”(Libro VII, 249)
rivela quanto ancora gli risultasse difficile accettare la perdita del suo ruolo di segretario della Repubblica fiorentina.
(Marchand-Fachard-Masi 2001, p. 3-327; Bausi 2005a, p. 226-245)
Caratteristiche tecniche
- Formato cm 14×21,3
- 196 pagine
- Stampa fine art
- Carta pergamena trattata a mano per il raggiungimento dello stato ottimale di invecchiamento
- Legatura eseguita artigianalmente
- Pelle fiore a concia naturale
- Cucitura a mano
- Incassatura su carta antica
- Tiratura limitata
- ISBN 9788890803345