Il Libro d’Ore del Maestro di Carlo V

Ms. W. 425

Baltimora, The Walters Art Museum

Secolo XVI

Tiratura limitata

  • Formato cm 6,5 x 9
  • 58 carte
  • Applicazione dell’oro in lamina
  • Carta pergamena trattata a mano
  • Cucitura a mano
  • Incassatura su carta antica
  • Preziosa legatura in pelle con impressioni in oro e medaglioni smaltati

In base agli studi di Carla Rossi nel commentario all’edizione in facsimile.

Opera rara e preziosa, prodotta tra il 1530 ed il 1538 nelle Fiandre. Rappresenta una straordinaria testimonianza dell’arte dell’epoca, ma è anche testimonianza delle vicende personali di una delle nobildonne più colte e potenti del Rinascimento Europeo: la marchesa Mencia de Mendoza (1508 – 1554).
Viene commissionato dalla marchesa Mencia de Mendoza una delle dame più istruite e influenti d’Europa, raffinata collezionista di opere d’arte, in contatto con i maggiori pittori, miniatori e orafi del suo tempo, come dono per il marito Hendrik III di Nassau-Dillemburg, visconte di Anversa e signore di Breda, confidente e ciambellano dell’Imperatore Carlo V d’Asburgo, in occasione di una delle sue gravidanze.
Questo codice dall’apparato iconografico accuratissimo, di piccole dimensioni, si compone di 58 fogli singoli senza continuità testuale tra loro, poiché la rilegatura è avvenuta esclusivamente sulla base di principi estetici. Presenta nel calendario incompleto, 12 miniature, inquadrate in una fittizia cornice lignea, più altrettante illustrazioni del simbolo zodiacale; 14 miniature a piena pagina, all’interno di una cornice lignea ad arco, bordate su tre lati da elementi architettonici o floreali su fondo d’oro; 32 miniature più piccole, sempre inquadrate da cornice lignea; 43 iniziali decorate di diverse dimensioni. Ogni foglio è decorato da ampie bordure arricchite da elementi floreali, insetti, animali esotici o ornamenti architettonici.
La realizzazione delle miniature dimostra la maestria degli artisti fiamminghi della bottega di Simon Bening, miniatore fiammingo vissuto tra il XV e il XVI secolo.
Il manoscritto dovette rimanere a Valencia per almeno quattro secoli dopo la morte della committente e venne rivenduto probabilmente durante la Guerra Civile spagnola. Nell’Ottocento fu di proprietà di Léon Gruel, famoso rilegatore parigino, come si evince da “GRUEL” impresso in lettere maiuscole rosse sul frontespizio. La legatura dunque non è coeva ma successiva, come spesso capitava allora. Fu effettuata a Parigi nella seconda metà del XIX secolo, dalla celebre legatoria Gruel. Passò in seguito a Peter Marié, New York City. Henry Walters di Baltimora, lo acquistò da George Richmond, libraio di New York, tra il 1903 e il 1931, anno in cui entrò a far parte della collezione museale.