De Signis et Imaginibus Celi

Ms. Pal. germ. 832

Heidelberg, Universitätsbibliothek Heidelberg

Secolo XIII

Tiratura limitata

  • Formato 25,2 x 33,6 cm
  • 26 fogli
  • 72 miniature
  • Applicazione dell’oro in lamina
  • Carta pergamena trattata a mano
  • Cucitura artigianale su corde
  • Legatura in pelle con impressione a secco.

Il De Signis et Imaginibus Celi, conservato nel manoscritto Cod. Pal. germ. 832 della Biblioteca Universitaria di Heidelberg, rappresenta una delle più raffinate espressioni dell’astrologia medievale. Redatto dopo il 1491 a Ratisbona, il testo raccoglie il sapere celeste attribuito a Michele Scoto, celebre filosofo e studioso di astrologia del Medioevo.

Non si conoscono con certezza la sua data né il luogo di nascita, ma gli storici ritengono che sia nato in Scozia verso il 1190. Notizie certe lo collocano a Toledo, in Spagna, nel 1217, capitale delle traduzioni dall’arabo, dove raccolse l’eredità di Gerardo da Cremona e poté accedere a una vasta gamma di opere tradotte.

È verosimile che conoscesse il latino, l’ebraico, l’arabo e forse il greco. La sua cultura spaziava dalla filosofia all’astronomia, dall’astrologia alla matematica, dalla medicina all’alchimia. Arricchì le sue conoscenze con numerosi viaggi: nel 1220 si trovava a Roma, alla corte papale, ottenendo il favore di Onorio III e poi di Gregorio IX; successivamente fu alla corte di Federico II di Svevia, che lo definì “preziosissimo tra i miei maestri”. Nei suoi scritti, pur facendo riferimento alla magia, trasmise conoscenze che arricchirono il patrimonio scientifico del Medioevo. La sua morte, avvenuta verso il 1235, fu da lui stessa predetta dopo aver consultato gli astri.

Il manoscritto, illuminato da Berthold Furtmeyr, non si limita a trasmettere conoscenze astrologiche, ma le rende visibili attraverso miniature straordinarie: figure allegoriche, segni zodiacali e diagrammi cosmici si intrecciano per raccontare il cielo come una rete di presagi e significati nascosti. Ogni pagina diventa così un vero speculum del sapere medievale, pensato non solo per lo studio ma anche per l’ammirazione estetica.

Ogni folio del De Signis et Imaginibus Celi offre una straordinaria fusione tra sapere astrologico, filosofia e arte, trasformando la contemplazione del cielo in un’esperienza visiva e intellettuale senza pari. Il manoscritto rimane così una testimonianza unica del pensiero di Michele Scoto e della ricchezza della cultura tardo-medievale, dove scienza, simbolismo e arte si intrecciano per dare forma alla conoscenza del cosmo e del destino umano.